L’infanzia negata dei bambini strappati alle famiglie nel libro-inchiesta di Antonella Betti al centro del terzo appuntamento della Rassegna letteraria “Leggo per legittima difesa”

SULMONA – Terzo appuntamento per la Rassegna Letteraria “Leggo per legittima difesa”, ideata e diretta dalla giornalista Chiara Buccini con il patrocinio del Comune di Sulmona e la partecipazione di Banca Generali Private e Santacroce Hotels Sulmona, che ha l’obiettivo attraverso la presentazione di 6 libri, di discutere e confrontarsi sui temi significativi della contemporaneità.

Al centro dell’incontro in programma il 9 luglio alle 18 alla Rotonda di San Francesco a Sulmona l’infanzia negata ai bambini sottratti alle famiglie, un fenomeno che, dagli anni Settanta, ha visto circa 40 mila minori crescere in case famiglia o in famiglie affidatarie o adottive, con la presentazione del libro-inchiesta “Vite strappate in Italia dagli anni Settanta ad oggi” (Editrice Italia Semplice) della giornalista Antonella Betti con la prefazione della senatrice e neuropsichiatra infantile Paola Binetti. 

Oltre alla Betti, interverranno il Garante per i diritti dell’Infanzia e l’adolescenza della Regione Abruzzo l’avvocato Maria Concetta Falivene, l’assessore alla cultura del Comune di Sulmona Manuela Cozzi e il District Manager di Banca Generali Alessandro Di Tunno. 

Le Letture e L’interpretazione dei testi sarà a cura degli attori professionisti Pietro Becattini e Francesca Galasso. 

Lorenza, Dario, Milo, Marcella, Thomas sono solo alcuni bambini “strappati” alle famiglie d’origine che l’autrice ha incontrato in occasione del dibattito alla sala Teodoli Bianchelli alla Camera dei Deputati, il 21 dicembre 2017, quando la senatrice Binetti organizzò l’appuntamento dedicato al fenomeno e alle sue vittime. 

Su quei nomi Antonella Betti ha ripercorso con emozione la propria storia, e quella di altri minori con il suo stesso destino, realizzando il libro-inchiesta “Vite strappate in Italia dagli anni Settanta ad oggi”. 

“Ho capito che dietro a tutto questo business” spiega la Betti “non c’è una famiglia che non funziona, ma la stessa matrice che ha separato me e i miei fratelli. Le case famiglia andrebbero scandagliate una ad una. Bibbiano è la punta d’iceberg. Mi piacerebbe che su questo si aprissero dei tavoli valutativi con tutti i tecnici”.

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